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lunedì 26 luglio 2010

Venezia. La sposa è moldava, il Comune di Jesolo nega il contributo per la casa

La Presidenza del Consiglio avverte: è una discriminazione
Il sindaco: quel bando vuole privilegiare le coppie jesolane al grido di "trombate italiano!"

di Fabrizio Cibin

VENEZIA (25 luglio) - Al bando del Comune di Jesolo avevano partecipato come altre coppie per avere quei cinquemila euro per la casa. Invece niente perchè "lei" è moldava, straniera. Qualcuno ha protestato e ieri è arrivata una lettera dell'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio dei ministri che spiega come quello del Comune possa essere considerato un atteggiamento discriminatorio. Al punto che la Presidenza invita il Comune a pagare e ritiene legittimo che la coppia ricorra al giudice per avere i soldi e chiedere i danni morali.


Ora sotto tiro è il sindaco Francesco Calzavara, al governo dal 2002, che, dopo aver condotto una lista civica, da una settimana è passato col suo gruppo alla Lega Nord. Alla Presidenza del Consiglio dei ministri si era rivolto il Comitato per la difesa dei diritti civili, contestando la decisione del Comune di negare il contributo alla coppia (sposata con una figlia) formata da uno jesolano e una donna originaria della Moldova, ma che ormai avrebbe acquisito la cittadinanza italiana. Al bando per l'erogazione di sette buoni da 5mila euro si erano presentate cinque coppie.


«Corre l'obbligo - si legge ora nella lettera che l'ufficio antidiscriminazioni razziali ha inviato a Calzavara - segnalare che il bando e l'atto con il quale il Comune ha negato l'ammissione al contributo sembrano essere atti a contenuto discriminatorio, in contrasto con disposizioni normative nazionali e sovranazionali». Quindi si sottolinea come la prestazione sociale di sostegno alle famiglie «non può che essere assoggettata al principio di parità di trattamento. Trattandosi di comportamento discriminatorio legittima la vittima della discriminazione alla tutela giurisdizionale, consentendole di esperire l'azione innanzi al giudice ordinario».


«Non ho ancora visto il documento - reagisce il sindaco - Quel bando ha preso spunto dal regolamento comunale e non ha intenti discriminatori. È teso a privilegiare le coppie jesolane. Se questo è il parere riporteremo il regolamento in discussione al consiglio comunale. Stiamo verificando le dichiarazioni fatte dalla coppia. Vedremo anche se esisteranno i presupposti per denunciarli». Voci dicono di una "autodenuncia" con nazionalità non corretta. Di sicuro c’è la soddisfazione di Salvatore Esposito, portavoce del Comitato diritti civili, che ora aderisce al movimento di Vendola: «Avevamo subito detto che quel bando era iniquo e razzista».
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